Napoli, 1 aprile 2014 – Ci siamo, la resa dei conti è alle porte. Gira e rinvia, alla fine stanno per venire al pettine tutti i nodi. Anzi, tutti i conti. Conti che non tornavano più perché le spese della politica, di qualunque forma ed entità, con la politica non hanno nulla a che fare. Perché è complicato spiegare, prima ancora di rendicontare, perché con i soldi dei gruppi regionali si acquistino giocattoli per i figli, si paghino feste e festini, viaggi all’estero o, addirittura, lozioni per la tintura dei capelli in capo a quel consigliere che di capelli sul cranio non ne ha mai avuti. Il tempo è scaduto. L’inchiesta sui rimborsi facili, diciamo così, al Consiglio regionale, è alle battute finali: probabilmente saranno rinviati a giudizio quasi tutti i componenti dell’assise. L’accusa è peculato, per qualcuno anche di truffa. Che si traduce in uso ritenuto illecito dei cosiddetti fondi per i gruppi regionali, per un ammontare complessivo di circa 2 milioni, nel biennio 2010-2012. I militari del nucleo tributario della Finanza hanno notificato, su disposizione del pm Giancarlo Novelli. I conti sono presto fatti: sessanta sono i membri del Consiglio regionale. Gli avvisi sono stati notificati a 55 (di cui 52 consiglieri regionali a altri tre che avrebbero aiutato a fornire falsa documentazione) e tre parlamentari che hanno rivestito il ruolo di eletti nell’assemblea regionale. Nello specifico, si tratta dei senatori di Fi Eva Longo e Domenico De Siano, e del sottosegretario Pd Umberto Del Basso De Caro. A detta dei magistrati, le risorse regionali destinate al funzionamento dei vari gruppi politici sono state utilizzate in maniera più che disinvolta , per acquisti e spese ritenute assolutamente “non ammissibili”: si diceva dell’acquisto di tinture per capelli, giocattoli, ma anche bombole di gas, fatture per il pagamento di tasse, ma anche bollette della luce, del gas. In molti casi, non è stato fornita alcuna documentazione per spese non giustificate. Archiviate le posizioni di 13 indagati: l’ex capogruppo Pdl ed oggi assessore Fulvio Martusciello, i suoi colleghi di Partito Angelo Polverino, Sergio Nappi, Angelo Marino –questi ultimo restano però coinvolti nell’altro filone sull’impiego dei fondi per la comunicazione – e la consigliera Annalisa Vessella, più nota come moglie inviata su quel seggio per interposta campagna elettorale : quella del marito e allora parlamentare Pdl, Michele Pisacane. Quelli sotto inchiesta hanno ora 20 giorni per poter chiedere di essere sentiti dal pubblico ministero. Nel caso non mutasse il quadro degli elementi in mano all’accusa, si andrà verso la richiesta di rinvio a giudizio.
(giuseppe porzio)
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